Gear Talks

Affari a… sei ruote

Nei primi anni 70′ la F1 si caratterizzò per la grande libertà progettuale concessa. L’elevata somiglianza prestazionale tra le vetture spinse i team a trovare soluzioni sempre più estreme. sei ruote tyrrell

Autore: davide458italia (YouTube)

Nei primi anni 70’ la diffusione dei motori V8 Cosworth portò ad un appiattimento delle differenze tra le varie vetture in griglia. Ad uniformare ancora di più le prestazioni contribuì il fatto che Goodyear rimase l’unico fornitore di pneumatici. Tutto ciò portò ad una competizione altissima che regalò alcune tra le lotte più belle che questo sport abbia mai conosciuto. Le scuderie si trovarono quindi costrette a cercare soluzioni sempre più folli per conquistare la vetta del campionato. sei ruote tyrrell

Tra queste si distinse per originalità e creatività la Tyrrell, che nella frenetica ricerca di aumentare il grip meccanico prodotto dalla propria vettura, escogitò una soluzione alquanto curiosa: portare in griglia un’auto dotata di sei ruote, due ruote posteriori e ben quattro ruote anteriori. Nacque così l’iconica TyrreIl P34, detta anche “Six Wheeler”.

La progettazione della vettura.

La progettazione non fu semplice: gli ingegneri del team furono costretti a riprogettare completamente l’impianto sterzante e il sistema di sospensioni. Inoltre Tyrrell chiese direttamente a Goodyear di ideare delle ruote anteriori dal diametro più piccolo (10 pollici invece dei tradizionali 13).

Il ragionamento alla base del progetto P34 era abbastanza semplice ed intuitivo: aumentando il numero delle ruote aumentava anche la quantità di pneumatico a contatto con l’asfalto. Di conseguenza, incrementava il grip prodotto dalla vettura. Il miglioramento della tenuta non era l’unico vantaggio delle sei ruote. Infatti, la rotazione delle ruote scoperte (caratteristica fondamentale delle auto formula) produce portanza; diminuendo il diametro di queste si va anche a ridurre la portanza prodotta, permettendo così di montare ali meno imponenti, con l’effetto di ridurre drasticamente la resistenza aerodinamica prodotta dalla vettura.

L’idea si rivelò corretta. Le prestazioni in curva della vettura migliorarono e si ebbe anche un sostanziale miglioramento della velocità di punta sui rettilinei. Nonostante ciò, la vettura risultava molto difficile da guidare a causa del ristretto diametro delle ruote anteriori a cui i piloti non erano abituati. Ma il vero tallone d’Achille della P34 era l’usura delle gomme causato da un errore di progettazione commesso da Goodyear. A peggiorare la situazione l’impianto frenante risultò particolarmente inefficiente.

La P34 esordì nel 1976 e nonostante tutte le problematiche riscontrate,riuscì ad aggiudicarsi il terzo posto nel campionato costruttori. Jody Scheckter e Patrick Depailler, i due piloti alla guida della P34,  riuscirono a raggiungere rispettivamente il terzo e il quarto posto in classifica piloti.

La stagione 1977

Per migliorare le prestazioni dell’auto in vista della stagione successiva, Tyrrell fece qualcosa di mai visto nella storia del motorsport: il team di progettazione riempì la P34 di sensori e, sulla base dei dati raccolti, creò un modello informatico della vettura.

L’obiettivo era chiaro: rendere più semplice la comprensione dei problemi riscontrati nella stagione precedente. Sfortunatamente la tecnologia utilizzata, ancora troppo acerba e poco affidabile, vanificò il duro lavoro del team. Alla fine del 1977  i pessimi risultati conseguiti dalla P34 costrinsero Tyrrell ad abbandonare il progetto.

Il declino delle “Six Wheeler”

Vedendo i promettenti risultati ottenuti da Tyrrell, diverse scuderie provarono ad emulare il lavoro svolto con la P34, ma nessuno di questi prototipi superò la fase progettuale.

Anche Ferrari progettò una vettura a sei ruote: la 312 T6 che però girò unicamente sul circuito di Fiorano. Il progetto di Ferrari però, era concettualmente diverso da quello di Tyrrell. Infatti , la vettur di Maranello presentava due coppie di ruote posteriori affiancate l’una all’altra.

Fonte: unracedf1.com

Il sogno degli appassionati di vedere un’auto a sei ruote vincere un campionato venne infranto dalla Federazione: nel 1982, al fine di migliorare la sicurezza dello sport, fissò a quattro il numero massimo di ruote per ogni vettura.

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Alessandro De Gregorio

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