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Alfa Romeo da corsa, il modello sfida le regine del settore: tutti di nuovo stregati

Il celebre marchio Alfa Romeo stupisce ancora con un modello da competizione che fa rabbrividire gli appassionati

La storia del marchio Alfa nasce nel lontano 1910 a Milano, ma bisognerà attendere la fine della prima guerra mondiale per vedere comparire la parola Romeo, per via dell’acquisizione del marchio da parte dell’imprenditore campano Nicola Romeo. Sin dalle sue origini, la casa del Portello si è concentrata nella produzione di automobili dalla forte indole sportiva, inanellando una serie di successi sportivi già dai primi anni in cui intraprese la carriera nel mondo delle competizioni.

Un’Alfa Romeo da sogno per le competizioni – Flopgear.it

Il palmares dell’Alfa Romeo è uno dei più ricchi al mondo e farebbe invidia alla maggior parte delle contemporanee case produttrici di super sportive moderne. Dall’Alfa Corse, fondata nel 1938 e gestita in prima persona da un giovane Enzo Ferrari, nacquero una serie di vetture da competizione che hanno fatto la storia del blasonato marchio meneghino.

Trenta anni dopo nacque la sezione corse ufficiale denominata Autodelta, capitanata dallo storico ingegnere Carlo Chiti. La tradizione sportiva del marchio non si è mai esaurita e tutt’oggi sopravvive grazie ai nuovi modelli che continuano a emozionare i propri appassionati.

Alla scoperta della Giulietta Sprint Speciale

L’attenzione di oggi ricade su una delle Giulietta più esclusive mai prodotte, il canto del cigno prima del passaggio del testimone alla nuova Giulia, la berlina “disegnata dal vento”. Ebbene parliamo della Giulietta 1300 Sprint Speciale, una coupé sportiva dalle linee morbide e filanti, sotto cui si nascondeva la sua indole sportiva. La linea aerodinamica è opera della carrozzeria Bertone, progetto nel quale lavorò il celebre designer Franco Scaglione, raccogliendo un ottimo 0,28 coefficiente di penetrazione, dato sbalorditivo per il 1957.

Alfa Romeo, quanti modelli da ricordare (Foto Ansa) – Flopgear.it

Le migliorie rispetto alla Giulietta tradizionale non erano solamente estetiche, ma si riscontravano anche a livello meccanico. Innanzitutto il classico bialbero 1.3 litri raggiunse i 98 CV di potenza grazie a un differente disegno delle camere di scoppio, delle valvole maggiorate e dei carburatori Weber 40 Dco3. Meglio di lei riuscì a fare solamente la sua sorella in versione alleggerita denominata Zagato, conosciuta ai più semplicemente come SZ, altra pietra miliare del motorsport.

Gli esemplari più bramati sono di prima serie, non più di un centinaio di modelli che si identificano dalla parte frontale con il muso ribassato, conosciuti con la nomenclatura low nose. Questi furono necessari per la omologazione alle competizioni e vantavano anche porte e cofani in alluminio. Esemplari come questi al giorno d’oggi sono rari e dal valore inestimabile, ma è stato possibile ammirarne uno alla recente manifestazione Goodwood Revival oppure alla cronoscalata Cesana-Sestriere, di proprietà Marco Cajani presidente della Scuderia del Portello.

Flavio Coppola

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