Come opporsi al provvedimento più temuto dagli automobilisti di mezza Italia.
Il fermo amministrativo rappresenta uno strumento di riscossione utilizzato dall’Agenzia Entrate Riscossione per garantire il pagamento di tributi e contributi non versati. Il ricorso a questa misura può avere ripercussioni significative sulla mobilità del contribuente, poiché impedisce l’utilizzo del veicolo sottoposto a fermo. Nell’attuale scenario normativo e giurisprudenziale, è fondamentale conoscere sia le modalità di opposizione che le possibili esenzioni per tutelarsi efficacemente.
Il fermo amministrativo è una misura che impedisce al proprietario di un veicolo di circolare liberamente, applicata tramite l’iscrizione nel Pubblico Registro Automobilistico. Tale provvedimento viene adottato dall’Agenzia Entrate Riscossione in presenza di debiti tributari non saldati o non rateizzati entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale. La finalità del fermo non è la confisca del mezzo, bensì un vincolo che funge da monito per il debitore, affinché regolarizzi la propria posizione.
Prima dell’iscrizione effettiva del fermo, l’Agenzia è obbligata a inviare una comunicazione preventiva di fermo amministrativo, un preavviso con il quale si concede al contribuente un’ulteriore occasione per sanare il debito e scongiurare il blocco del veicolo. L’omissione di tale preavviso rende illegittimo il fermo e può costituire motivo valido per impugnare il provvedimento.
Cause, esenzioni e conseguenze del fermo amministrativo
Le cause principali che conducono all’iscrizione del fermo amministrativo includono il mancato pagamento di imposte quali IRPEF, IVA, IMU, TARI o contributi previdenziali come quelli dovuti a INPS e INAIL, oltre a multe stradali non saldate.
Tuttavia, la legge prevede specifiche esenzioni per proteggere determinati veicoli. In particolare, sono esclusi dal fermo i mezzi strumentali all’attività lavorativa, come furgoni di artigiani, taxi, veicoli per NCC o autocarri aziendali che risultino indispensabili per lo svolgimento dell’impresa o della professione. Tale tutela è sancita dall’articolo 86, comma 2, del DPR n. 602/1973 e trova conferma nella recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di Lecce del 4 marzo 2025, che ha dichiarato illegittimo il preavviso di fermo su un veicolo strumentale all’attività di una società.
Un altro ambito di esenzione riguarda i veicoli intestati o utilizzati per la mobilità di persone con disabilità riconosciute. La normativa, basata sulla Legge 104/1992 e il DM 503/1998, vieta l’applicazione del fermo su veicoli essenziali per garantire l’autonomia e la partecipazione sociale delle persone diversamente abili. A ciò si aggiunge la tutela giurisprudenziale contro il fermo su veicoli cointestati, quando almeno uno dei proprietari non è debitore, come confermato dalla sentenza n. 326/2022 del Tribunale Tributario Provinciale di Lecce.
Le conseguenze di un fermo amministrativo sono particolarmente severe: il proprietario non può utilizzare il veicolo, e chi viola il divieto di circolazione incorre in sanzioni pecuniarie che possono arrivare fino a 7.937 euro, oltre alla possibile confisca del veicolo e, in alcuni casi, alla revoca della patente, seppur quest’ultima misura sia stata recentemente ridimensionata dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 52/2024.
Come rimuovere o contestare il fermo amministrativo
Il fermo può essere rimosso definitivamente tramite il pagamento integrale del debito che ha originato la misura. In alternativa, è possibile sospendere temporaneamente il provvedimento mediante la rateizzazione del debito: dopo il versamento della prima rata, il fermo viene sospeso, consentendo la circolazione del veicolo fino al completamento del piano di pagamenti.
Alcuni casi consentono inoltre di presentare un ricorso legale per contestare il fermo, soprattutto quando vi siano vizi procedurali come l’omessa notifica della cartella o del preavviso, l’avvenuta prescrizione del credito, o la sussistenza di condizioni di esenzione. È possibile, con adeguate strategie, combinare la richiesta di rateizzazione con il ricorso, così da ottenere la sospensione del fermo e allo stesso tempo contestare la legittimità del debito.

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L’assistenza di un avvocato specializzato è fondamentale per verificare la legittimità del fermo e predisporre tempestivamente tutte le istanze necessarie. L’Avvocato Salvatore Ponzo, esperto in diritto tributario e riscossione, offre consulenze personalizzate anche a distanza, garantendo un supporto completo nella gestione del fermo amministrativo, dalla verifica delle notifiche fino alla presentazione del ricorso e dell’istanza di rateazione.
Oltre al DPR n. 602/1973, la normativa di riferimento comprende la Legge 104/1992 e il DM 503/1998, che tutelano i veicoli destinati a persone con disabilità, e il Codice della Strada, che disciplina le sanzioni per chi circola con un veicolo sottoposto a fermo.
La giurisprudenza ha consolidato importanti principi, come l’illegittimità del fermo su veicoli strumentali all’attività imprenditoriale e su quelli cointestati a soggetti non debitori, nonché l’obbligo territoriale degli uffici di riscossione, sancito dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 8049 del 2017.
Attraverso un caso concreto, uno studio legale ha recentemente dimostrato in tribunale che l’iscrizione del fermo su un veicolo cointestato a un soggetto estraneo al debito era illegittima, ottenendo l’annullamento della comunicazione preventiva e scongiurando così conseguenze dannose per il cliente. I contribuenti che si trovano a fronteggiare un fermo amministrativo possono quindi affidarsi a professionisti qualificati per una gestione efficace e tempestiva, evitando di incorrere in sanzioni gravi e tutelando i propri diritti nel rispetto della normativa vigente.

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