
Stellantis nei guai
Il tribunale di Amsterdam ha emesso una sentenza che rappresenta un duro colpo per Stellantis, gruppo multinazionale proprietario di marchi come Citroën, Peugeot e Opel, riconoscendo l’uso di un software fraudolento per alterare i risultati dei test sulle emissioni dei motori diesel HDi venduti tra il 2009 e il 2019 nei Paesi Bassi. Secondo la corte, i veicoli della casa automobilistica rispettavano i limiti ambientali esclusivamente in condizioni di laboratorio, mentre su strada le emissioni risultavano significativamente superiori.
La sentenza di Amsterdam e le implicazioni legali per Stellantis
La causa, promossa da tre organizzazioni di consumatori tra cui Stichting Car Claim e Diesel Emissions Justice Foundation, ha rivelato una manipolazione intenzionale del software per aggirare gli standard ambientali. Il tribunale ha sottolineato che la frode coinvolge tutti i modelli diesel HDi venduti in quel decennio nei Paesi Bassi, configurando così un inganno sistematico nei confronti dei clienti.
Questa decisione apre la strada a possibili richieste di risarcimento da parte degli automobilisti danneggiati. Tuttavia, Stellantis ha ancora l’opportunità di presentare prove per limitare la propria responsabilità, condizione subordinata alla completa divulgazione del funzionamento del software incriminato, informazione che finora l’azienda ha evitato di fornire. Le prossime fasi del procedimento giudiziario definiranno l’entità del risarcimento e i soggetti legittimati a ottenerlo.
Conseguenze industriali e sociali in Italia e all’estero
Parallelamente alle difficoltà giudiziarie, Stellantis sta attraversando una profonda crisi produttiva, che si ripercuote pesantemente sull’indotto, particolarmente nel distretto torinese. Lo stabilimento di Mirafiori, uno dei più grandi d’Europa, ha ridotto drasticamente la produzione, passando da 78.000 auto prodotte nel 2023 a una previsione inferiore a 50.000 per il 2025. Questa contrazione ha provocato fallimenti aziendali, riduzioni di personale e ampie misure di cassa integrazione tra le aziende fornitrici.
In particolare, la multinazionale americana Lear, che produce sedili per Stellantis a Grugliasco, ha ridotto la produzione e ha messo in cassa integrazione 410 lavoratori, con licenziamenti previsti a fine anno. La crisi si estende anche ad altre realtà dell’indotto, come la Delgrosso, storica azienda di filtri per l’aria dichiarata fallita nel 2025, lasciando 108 lavoratori senza stipendio. Sindacalisti locali denunciano la mancanza di prospettive e l’abbandono di Torino da parte di Stellantis, che ha deciso di non produrre più auto diesel né elettriche nello stabilimento piemontese.
Nuove contestazioni legali negli Stati Uniti e il quadro globale
Stellantis non si trova solo ad affrontare problemi in Europa. Negli Stati Uniti, i titolari delle concessionarie Gold Coast Alfa Romeo e Gold Coast Maserati di New York hanno avviato una causa contro il gruppo accusandolo di ostacolare la vendita delle concessionarie con motivazioni ritenute ingiustificate. Le denunce includono pratiche discriminatorie, riduzioni ingiustificate dei prezzi all’ingrosso e mancate compensazioni per riparazioni in garanzia.
Le vendite dei marchi Stellantis negli USA sono in calo, con Maserati che ha registrato una perdita operativa rettificata di 90 milioni di dollari nel primo semestre del 2024 e un calo delle vendite superiore al 50%. Questa situazione ha portato molti concessionari americani a rinunciare ai franchising per mancanza di redditività, aggravando ulteriormente la posizione del gruppo.
Impatto sulla reputazione e strategia futura di Stellantis
Fondata nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e il gruppo francese PSA, Stellantis è oggi una holding globale con 14 marchi automobilistici e una presenza in 29 Paesi. Tuttavia, la sentenza olandese sul motore HDi rappresenta il colpo più duro subito dal gruppo dopo lo scandalo Volkswagen del 2015, noto come “Dieselgate”.
Il gruppo, con sede legale ad Amsterdam e operativa ad Hoofddorp, ha chiuso il 2024 con un fatturato di 156,9 miliardi di euro e un utile netto di 5,52 miliardi, ma la crisi legale e produttiva in corso rischia di compromettere la sua reputazione e le sue strategie di sviluppo, in particolare nel segmento diesel e nei mercati europei e americani.
L’incombente obbligo di trasparenza sul software incriminato e le possibili azioni di risarcimento potrebbero inoltre influenzare la governance e la gestione interna del gruppo, già impegnato in una complessa transizione verso la mobilità sostenibile. Nel frattempo, le ripercussioni industriali e sociali si fanno sentire soprattutto in Italia, con un effetto domino che coinvolge centinaia di aziende e migliaia di lavoratori dipendenti dall’attività produttiva di Stellantis.
La vicenda giudiziaria e le tensioni sul fronte produttivo e commerciale confermano le difficoltà di Stellantis nel mantenere la competitività in un mercato globale in rapida evoluzione, segnato da sfide tecnologiche, normative e di sostenibilità ambientale.