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Il CEO Ford distrugge il marchio cinese: “Smontate le BYD abbiamo scoperto che…”

Il CEO di Ford, Jim Farley, ha rivelato cosa ha scoperto l’azienda dopo aver smontato le BYD: ecco cosa c’è da sapere

Negli ultimi anni, la competizione nel settore delle auto elettriche si è intensificata, con le case automobilistiche cinesi, in particolare BYD, che hanno guadagnato terreno grazie a veicoli tecnologicamente avanzati e a prezzi competitivi. Jim Farley, CEO di Ford, ha espresso preoccupazione per questa crescente concorrenza, sottolineando la necessità per l’azienda americana di colmare il divario tecnologico e produttivo.

Farley ha riconosciuto che la Cina è avanti di circa dieci anni nella tecnologia delle batterie per veicoli elettrici. Per colmare questo gap, Ford ha avviato collaborazioni con aziende cinesi come CATL per la produzione di batterie LFP (litio-ferro-fosfato) nel suo impianto BlueOval Battery Park, previsto per il 2026.

Cosa è emerso dopo aver smontato le BYD

Un gruppo di ingegneri giapponesi avrebbe smontato diversi modelli BYD su incarico della Ford per studiarli a fondo. Jim Farley, CEO di Ford, ha commentato l’operazione affermando che queste vetture presentano diverse criticità: “I serbatoi sono realizzati con tecniche superate che riducono i margini di profitto. Quanto ai sistemi di propulsione BYD, non si distinguono per affidabilità o efficienza, avrebbe dichiarato.

Cosa è emerso dall’ispezione delle auto BYD – Flopgear.it

Farley ha poi sollevato dubbi più ampi, domandandosi come questi veicoli possano pensare di integrare in futuro sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) o soluzioni di guida autonoma di Livello 3, considerando le limitazioni della loro architettura attuale. “Nei modelli più economici mancano sensori sofisticati come il LiDAR, quindi è difficile pensare a un’evoluzione tecnologica”, ha osservato.

Tuttavia, va detto che BYD, nonostante le critiche, è oggi uno dei leader globali nella produzione di auto elettriche e ibride plug-in. L’azienda cinese ha costruito il suo successo puntando su un rapporto qualità-prezzo competitivo e su una filiera produttiva interna molto efficiente, che le consente di controllare gran parte dei componenti principali, dalle batterie ai motori elettrici. È anche vero, però, che il modello di business di BYD si concentra prevalentemente su una clientela che cerca soluzioni economiche e pratiche, più che prestazioni elevate o tecnologie d’avanguardia.

Resta da capire se questa strategia sarà sostenibile nel lungo termine, soprattutto man mano che la domanda globale si orienterà verso veicoli elettrici sempre più tecnologicamente avanzati e sicuri. A questo punto viene spontaneo chiedersi: si tratta solo di una critica interessata da parte di Ford, o davvero BYD rischia di trovarsi in difficoltà quando il mercato richiederà standard qualitativi e tecnologici più elevati? Solo il tempo, e la capacità di evoluzione di BYD, potranno dare una risposta definitiva.

Mattia Di Gennaro

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