Passo indietro di Xaomi: la decisione dell’azienda è ufficiale, è durata pochissimo. Il colosso pronto all’addio.
Le automobili odierne sono un concentrato di tecnologia e innovazione. Il progresso ha fatto passi da gigante, tanto che le vetture sono diventate a tutti gli effetti dei super sofisticati computer. Non sorprende dunque che anche un colosso dell’elettronica come Xiaomi abbia deciso di entrare nel settore automotive e tentare l’ambizioso progetto di produrre una propria automobile.
Il modello SU7 è un successo annunciato. Si tratta di un mezzo che ha catturato l’attenzione di tutte gli appassionati e degli addetti ai lavori. Il modello sta ottenendo ottimi riscontri, ma l’azienda si è trovata a dover prendere una complicata decisione.
Lo Xiaomi SU7 è stato progettato su una piattaforma che l’azienda cinese ha ribattezzato Modena. Il nome della città italiana (una vera istituzione nel mondo dei motori viste le tante aziende che sono nate nella provincia) è stato usato anche per presentare il nuovo progetto di Xiaomi. Questo fatto, però, è finito sotto i riflettori nelle ultime settimane.
In molti saranno a conoscenza della querelle tra Stellantis e il governo italiano, che si è accesa particolarmente con l’uscita dell’ultimo modello Alfa Romeo. La casa italiana aveva inizialmente presentato l’auto come Alfa Romeo Milano, ma aveva subito incassato le critiche dell’esecutivo: “Non si può chiamare Milano un’auto prodotta in Polonia” aveva accusato il ministro Urso, che aveva poi ricordato le normative italiane in merito alla tutela dei consumatori. Risultato: Alfa Romeo per evitare ulteriori polemiche ha deciso di cambiare il nome del modello, oggi commercializzato come Alfa Romeo Junior.
La domanda alla luce di questo sorge spontanea: cosa succede se, come nel caso di Xiaomi e di Modena, l’azienda che utilizza nomi che richiamano l’italianità è cinese e produce automobili in Cina?
Xiaomi ha deciso di smorzare sul nascere ogni possibile diatriba. Seguendo l’esempio di Stellantis, il colosso cinese ha deciso di non utilizzare più la denominazione Modena associato ai propri prodotti, comunicandolo al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. “Ci hanno assicurato che vogliono rispettare le norme italiane” ha comunicato lo stesso ministero. “Non ci saranno campagne che possano indurre i potenziali acquirenti in errore”. Anche il ministro Urso ha confermato la volontà di tutelare il marchio Modena. La situazione, insomma, sembra per il momento essersi risolta con il passo indietro del colosso cinese.
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