
Disastro per il marchio: i clienti sono abbattuti - www.FlopGear.it
Questo marchio è stato protagonista di una rapida crescita ed è diventato un simbolo del Made in Italy. Però, c’è un grosso problema.
Il mercato automobilistico non è un settore facile dove muoversi: le aziende che vanno male come, ad esempio, sembra stia accadendo con Nissan in questi giorni hanno i giorni contati finché non trovano nuovi capitali ed investitori. Quelle che vanno bene, come Tesla che è stata bersagliata da polemiche di ogni genere, hanno tutti gli occhi del mondo addosso e rischiano critiche ed indagini in ogni momento.

Questo succede spesso quando un marchio è protagonista di una crescita velocissima che lascia i clienti sbalorditi ma pone in una condizione di forte sospetto i garanti di quelle che sono le regole per rendere il libero mercato un ambiente competitivo dove però vigono severe norme che, se infrante, portano come minimo a indagini e pure a delle sanzioni.
Il marchio italiano di Macchia D’Isernia DR Automobiles è stato protagonista di una storia di questo tipo. Protagonista di una crescita incredibile che lo ha trasformato in pochi anni in un punto di riferimento del mercato low cost in Italia infatti, il brand ha ricevuto una brutta notizia da uno degli enti più importanti che regolano il nostro mercato. La batosta economica e quella subita al livello di reputazione è pesante.
Italiana ma cinese
Secondo un avviso pubblicato dall’Antitrust o AGCM, Dr Automobiles si sarebbe reso protagonista di un episodio piuttosto grave di pubblicità ingannevole. Che le auto del brand fossero basate su modelli cinesi si è sempre saputo – come il SUV DR5 che si basa sulla Chery Tyggo per esempio! – e questo non è assolutamente un problema se non fosse che forse, la pubblicità non è stata molto chiara su questo punto.

L’azienda sarebbe stata infatti accusata di aver prodotto in Cina le auto che vengono soltanto “rifinite” nel nostro paese spacciandole come prodotti italiani a tutti gli effetti. “Nelle comunicazioni commerciali DR Automobiles S.r.l. ha indicato in modo ingannevole l’Italia anziché la Cina come luogo di produzione delle vetture commercializzate con i marchi DR ed EVO. Inoltre, insieme alla controllata DR Service & Parts S.r.l., non ha garantito un adeguato rifornimento dei pezzi di ricambio né opportuna assistenza post-vendita”, si legge nell’intestazione dell’accusa da parte dell’AGCM stessa.
La casa italiana ha protestato ed avviato un ricorso contro la sanzione pari a ben 6 milioni di euro che il garante per il libero mercato ha imposto per questa “svista” commerciale se vogliamo chiamarla così. Tutto ciò è avvenuto il 20 giugno di quest’anno e l’azienda ha avuto due mesi di tempo per correggere il suo operato. Al momento, non ci sono altri aggiornamenti sulla quesitone e siamo tutti curiosi di sapere come andrà a finire e se il brand potrà cancellare questa macchia dal suo altrimenti specchiato curriculum di azienda italiana in grande crescita.