Trussardi F1: storia di un debutto mancato clamorosamente

La Trussardi F1 è la dimostrazione di come, nel circus, le ambizioni debbano essere controbilanciate da una profonda e attenta conoscenza dei regolamenti…

Nel corso degli anni ’80 la Benetton, nota casa di moda italiana, decide di affacciarsi al mondo della F1, per sfruttare appieno le enormi opportunità di visibilità e copertura mediatica offerte dal Circus. La sua storia però, ispirò anche un altro famoso marchio di capi d’abbigliamento: Trussardi. Ma andiamo con ordine.

I primi passi mossi dalla azienda trevigiana in F1, si registrano tra 1982 e 1983 in qualità di sponsor del team Tyrrell. Il glorioso team britannico, nonostante sia entrato in una fase di costante e irreversibile declino tecnico, riesce a vincere due gran premi, grazie anche alla classe infinita di un talentuoso giovane pilota italiano: Michele Alboreto.

Col passaggio di Michele in Ferrari per il 1984, la Benetton decide che è giunto il momento di cambiare aria e si lega all’Alfa Romeo, divenendone title sponsor e ragalando una inedita livrea verde alle vetture della casa di Arese.

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La Tyrrell di Alboreto, prime vettura sponsorizzata dalla BenettonTrussardi F1

Nonostante il team italiano possa avvalersi dei servigi di piloti talentuosi quali Cheever e Patrese, i risultati faticano ad arrivare. La causa è riconducibile anche alla confusione tecnica che regna in seno all’ Alfa. Di certo, l’aver prodotto un turbo inaffidabile e che “beve” come un alpino con la cirrosi epatica, non contribuisce positivamente alla causa della casa del “Biscione”.

Se nell’84 il team riesce quantomeno ad ottenere un podio e qualche altro piazzamento a punti, peggio va l’anno dopo, quando l’Alfa realizza la disastrosa 185T, talmente lenta e inaffidabile da condannare l’equipe milanese a un indecoroso 0 in classifica, alla voce punti conquistati. La misura è ormai colma, e ad Arese decidono di staccare la spina, chiudendo definitivamente il costoso e poco redditizio programma F1.

Se il 1985 segna la fine delle ambizioni Alfa in F1, per Benetton rappresenta, in realtà, l’inizio di una rapida scalata verso i vertici del Circus.

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La disastrosa Alfa-Benetton 185T, Fonte FormulaPassion

Infatti mentre il progetto Alfa sembra ormai destinato all’inevitabile naufragio, la Benetton decide di allargare ulteriormente il proprio coinvolgimento nel Circus, aumentando i propri investimenti. Nella seconda parte del 1985, il brand italiano decide di iniziare a sponsorizzare una piccola squadra inglese, la Toleman, portata alla ribalta nel corso del 1984  grazie agli exploit di un giovane Ayrton Senna, il quale riesce ad ottenere 3 podi nonostante la scarsa competitività del mezzo a sua disposizione.

Perso Senna, passato alla Lotus, la Toleman si affida agli italiani Fabi e Ghinzani per il 1985. Ma nonostante gli indefessi sforzi dei due alfieri tricolori, coronati dalla strepitosa pole position ottenuta da Fabi al Nurburgring, anche la stagione del piccolo team inglese si chiude con uno 0 in classifica, dovuto soprattutto alla terribile inaffidabilità del turbo fatto dallo specialista Hart.

Nonostante i magri risultati ottenuti, la famiglia Benetton decide di puntare tutte le sue fiches sulla Toleman, e dopo qualche contrattazione nell’Inverno tra 1985 e 1986, viene finalizzato l’acquisto della piccola scuderia inglese, e della sua factory ad Enstone, da parte della casa trevigiana, segnando così il passaggio definitivo da mero sponsor a proprietari a tutti gli effetti di un team di F1. E’ ufficialmente nata la Benetton F1.

fanta f1Mai scelta si rivelò più azzeccata. Il 1986 del neonato team Benetton si rivela andare ben oltre le più rosee aspettative. La B186, spinta dal potentissimo turbo BMW, si rivela una ottima monoposto e nelle mani di Fabi e di Berger centra varie pole position, nonchè una meritata vittoria al GP del Messico grazie al funambolico austriaco.
La stagione si chiude con il quinto posto finale in classifica costruttori e 19 punti conquistati. Non male come inizio per un produttore di t-shirt!

Da qui in poi, la storia della Benetton la conoscete tutti. Ma forse bisogna gettare un po’ di luce su ciò che capitò alla B186 dopo quell’ottimo 1986.
Avendo visto gli ottimi risultati ottenuti dal marchio Benetton in F1, un altro brand italiano di moda decide di affacciarsi al mondo delle corse: Trussardi.

La coloratissima Benetton BMW B186, fonte Wikipedia
Trussardi F1

Il piano del marchio italiano è piuttosto semplice: utilizzare la Formula 1 come veicolo promozionale. Si inizia a delineare il sogno di una vettura griffata Trussardi. C’è solo un problema: manca la suddetta vettura.

Ma il management del brand italiano non si fa scoraggiare da questi dettagli e si accorda con la Benetton affinchè gli ceda le sue B186 equipaggiate dai turbo BMW.
Le vetture vengono affidate alle cure del team Middlebridge. L’operazione è inglese, ma supportata da ingenti risorse giapponesi e si è costruita un certo nome ottenendo risultati importanti nelle serie minori.Trussardi F1
La Middlebridge si occupa di aggiornare le vetture ai regolamenti del 1987 e la Trussardi annuncia la sua intenzione di partecipare alle ultime sei gare di quella stagione con una sola vettura in vista di un impegno totale nel 1988.

Vengono pure identificati i piloti che porteranno in pista la vettura rinominata Trussardi-B186 nella fase conclusiva della stagione 1987. L’italiano Emanuele Pirro, uno dei protagonisti del campionato di F3000, la guiderà nei GP di Italia, Spagna, Portogallo e Messico. Sarà invece il giapponese Aguri Suzuki a guidare la monoposto nei conclusivi appuntamenti in Giappone e Australia.

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La Trussardi Megatron TB186, viene preparata nella factory della Middlebridge in vista di un debutto che mai avverrà, fonte F1STATS

Fervono i preparativi in vista dell’imminente debutto. Si parte subito con un appuntamento importante: il GP di Italia a Monza, undicesima prova del mondiale 1987. E’ la gara di casa per il marchio Trussardi e per Pirro.
Nonostante siano dei debuttanti assoluti, in seno al team l’ottimismo è palpabile.

Trussardi sa di avere messo le mani su di una ottima vettura. Può contare su uno dei motori turbo più potenti in circolazione revisionato da Megatron.

Il team giunge a Monza, pronto a muovere i primi passi in F1… peccato che quei passi non verranno mai compiuti. Motivo? La monoposto non ha passato l’ispezione tecnica da parte della Federazione.
La Trussardi-B186 è perfettamente in regola dal punto di vista tecnico, ma… c’è un  problema.
Dagli inizi degli anni ’80 in F1 vige una regola secondo cui un team non può schierare una vettura prodotta e condotta in gara da un altro costruttore.

Trussardi F1

La regola, voluta di concerto da Ecclestone e dalla Federazione, era stata pensata per sopprimere il fenomeno dei cosiddetti “privatisti“. Infatti, nel corso degli anni ’70, costoro acquistavano le vecchie vetture dismesse da team più blasonati e si iscrivevano a singole gare per il piacere di tentare la qualificazione a un GP di Formula 1. La vettura schierata dal team Middlebridge e griffata Trussardi è palesemente la Benetton dell’anno precedente, ergo, rappresenta la violazione della regola di cui sopra. Trussardi F1

I commissari del circuito brianzolo, in realtà, vorrebbero ammettere al via la vettura, molto probabilmente perchè trattasi di un team italiano. La Federazione però, è categorica: la Trussardi viola il regolamento vigente. Di conseguenza, se vuole correre deve costruirsi una sua monoposto o affidarsi a un qualche specialista nel settore della fabbricazione di telai. Quel che è certo, è che non può schierare la vettura portata in pista da Benetton l’anno prima.

Il team non demorde e prova a schierare la vettura nelle successive gare ma viene sempre respinta dai commissari perchè non rispetta il regolamento.

A fine 1987, il team decide di gettare la spugna e il sogno della Trussardi di debuttare in F1, ricalcando il successo ottenuto dalla Benetton con un proprio team, naufraga definitivamente.
Ma cosa ne è stato di alcuni dei protagonisti di questa vicenda?

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Pirro debutterà in F1 nel corso del 1989 proprio con la Benetton e rimarrà nel Circus fino al 1991. Otterrà in totale 3 punti, diventando anche un importante tester per la McLaren. Il romano si toglierà maggiori soddisfazioni nell’Endurance, vincendo più volte la 24 ore di Le Mans per Audi. Oggi, è commissario di gara in Formula 1.

Suzuki invece, debutterà in F1 nel 1989 con Zakspeed. Rimarrà nella massima serie fino al 1995 con esperienze importanti in seno a team quali Ligier, Footwork e soprattutto Larrousse. Proprio con quest’ultimo team ,otterrà un inaspettato podio a Suzuka nel 1990. Appeso il casco al chiodo, fonderà un proprio team che avrà esperienze in Formula 1 e Formula E.

La Middlebridge trascorrerà ancora qualche anno in F3000, ottenendo un discreto successo e annoverando tra i suoi ranghi piloti come Damon Hill e David Brabham. Il team coronerà il proprio sogno di entrare in F1, acquistando la moribonda Brabham nel ’91. Dopo solo un anno e mezzo condito da mediocri risultati e cronica mancanza di fondi, collasserà a metà del ’92 a causa del fallimento dei soci giapponesi dietro la scuderia.

E per quanto concerne Trussardi? Il marchio si è riaffacciato saltuariamente al circus da allora, e recentemente è entrato nel portafoglio di sponsor che supportano le dominanti Mercedes della era turbo-ibrida, ottenendo, finalmente, quel successo e visibilità che inseguiva fin dall’87.

Però, nonostante tutto resta un po’ di amaro in bocca e non possiamo non chiederci come sarebbe potuta andare a finire questa storia se soltanto gli uomini di Trussardi e Middlebridge avessero letto più attentamente il regolamento tecnico…

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