Un’antica tradizione dei marinai ha portato a tutto questo. Ma perché si usa un tipo di misura così strano?
Nel mondo della navigazione marittima, la velocità delle imbarcazioni è ancora oggi misurata in nodi, un’unità di misura che affonda le radici in tradizioni secolari, risalenti addirittura al XVI secolo. Questa modalità di misurazione, ormai consolidata, si differenzia nettamente da quella utilizzata nel settore automobilistico, dove prevalgono i chilometri orari. Ma qual è la ragione storica e tecnica di questa distinzione?
Nel primo Seicento, i marinai non potevano avvalersi di strumenti elettronici o satellitari per determinare la velocità delle loro navi. Per questo motivo, l’uso di una corda annodata e di una tavoletta di legno, nota come “log-and-line”, divenne fondamentale. Questi strumenti venivano gettati in mare dalla poppa, e il numero di nodi che passava tra le mani in un determinato intervallo di tempo veniva contato con l’ausilio di una clessidra.
Il concetto fu introdotto dal navigatore portoghese Bartolomeu Crescêncio intorno al 1500, mentre gli inglesi perfezionarono questa tecnica verso il 1574, come documentato da William Bourne. Successivamente, i marinai olandesi svilupparono il cosiddetto “chip log”: un pezzo di legno attaccato a una corda con nodi a intervalli regolari. La velocità della nave veniva dunque misurata in “nodi”, termine che ancora oggi indica un nodo nautico equivalente a un miglio nautico all’ora pari a circa 1,1508 miglia terrestri.
Questa metodologia, seppur rudimentale, rappresentava un perfetto equilibrio tra distanza e tempo in mare aperto e divenne rapidamente la base per la navigazione di flotte mercantili, militari e di esplorazione.
Una misura storica…ma non si può usare con le auto, ecco perché
Nonostante l’avvento di tecnologie avanzate come il GPS, i sensori a ultrasuoni e il radar Doppler, la nautica ha mantenuto l’uso dei nodi come standard universale per la misurazione della velocità. Anche le navi da crociera più moderne, i superyacht e le imbarcazioni da carico più grandi continuano a utilizzare questa unità, un segno tangibile del rispetto per le radici storiche della navigazione.

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L’adozione dei nodi non è limitata al solo settore marittimo: anche l’aviazione fa largo uso di questa misura per la pianificazione e la gestione del volo, sottolineando l’importanza di un sistema di riferimento condiviso e preciso in ambiti in cui la sicurezza e l’efficienza sono fondamentali.
La ragione per cui le automobili utilizzano chilometri o miglia orarie, e non nodi, risiede principalmente nel contesto di utilizzo e nella natura delle distanze percorse. La navigazione marittima richiede un’unità di misura che tenga conto delle peculiarità della geografia terrestre e della curvatura della Terra, motivo per cui il miglio nautico – e quindi il nodo – è più adatto per calcolare rotte e velocità nel mare aperto.
Al contrario, le automobili percorrono strade terrestri e si muovono su distanze più limitate, dove il chilometro o la miglia terrestre sono unità più pratiche e intuitive per la vita quotidiana. Alla luce di questa spiegazione che ci ha fatto viaggiar nella storia antica, possiamo affermare che la scelta di mantenere il nodo come riferimento in ambito marittimo si mostra come un esempio straordinario di come una tradizione antica possa convivere con la tecnologia moderna, preservando un patrimonio culturale e tecnico che continua a essere rilevante anche nell’era digitale.

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