Flop 10: i piloti che non ricordavi fossero andati a podio in F1

Il podio di F1 non è solo il palco dei grandi campioni, ma anche l’unica e irripetibile occasione per alcuni buoni piloti capitati lì un po’ per caso.

Tra i record più indesiderati della F1 moderna vi è, senza dubbio, quello detenuto da Nico Hulkenberg: il maggior numero di GP disputati, (182), senza mai essere riuscito a salire sul podio. Nonostante il talento indiscutibile del tedesco, semplicemente, per sfortuna o errori propri, non è mai riuscito ad ottenere il tanto agognato podio.

E visto che noi di Flop Gear siamo bastardi e pignoli come Giovanni Storti, abbiamo deciso di ricordare al buon Nico di come, invece, altri suoi 10 colleghi del passato, più o meno illustri, siano riusciti a centrare quell’obiettivo da lui così tante volte mancato.

10 GEORGE FOLLMER

Il pilota americano debutta nel 1973 in Formula 1 alla tenera età di 39 anni, dopo una vita passata a correre in serie americane quali la Can-Am, di cui è più volte campione. E proprio sui campi di gara della Can-Am il nostro George fa la conoscenza di Don Nichols, ex-agente della CIA e pittoresco proprietario del team Shadow.

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George Follmer in gara al Montjuich, fonte pinterest

Nel 1973, come dicevamo, Nichols decide di tentare l’avventura F1 e affida una delle sue vetture proprio al nostro George, che alla sua seconda gara nel Circus, centra un incredibile terzo posto al GP di Spagna sull’impegnativo circuito del Montjuich alle spalle dei soli Fittipaldi su Lotus e Cevert su Tyrrell.
In totale l’americano disputa una dozzina di gare in Formula 1, e a fine stagione riesce persino a concludere davanti al ben più esperto compagno Jackie Oliver in classifica finale. Nichols sarebbe già pronto a rinnovare il contratto allo statunitense in vista del 1974, ma George declina e decide di tornare negli USA  e nella sua amata Can-Am, la sua avventura nel Circus si è già conclusa.

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9 ERIC BERNARD

Dopo essersi fatto un nome tra il 1989 e il 1991 al volante della Larrousse , il nostro Eric passa i successivi due anni come tester della Ligier, e a sorpresa, riesce a ritrovare la titolarità, proprio in seno alla equipe francese come compagno di squadra del debuttante Panis in vista della stagione 1994.

Purtroppo il 1994 della Ligier  per larghi tratti si rivelerà piuttosto deludente, fatta eccezione per una gara: il GP di Germania.

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Bernard con Berger e Panis sul podio, fonte F1 world

Sul velocissimo tracciato di Hockenheim Panis e Bernard possono dare libero sfogo a tutta la potenza bruta sprigionata dai V10 Renault che equipaggiano le loro Ligier. Approfittando di una gara caratterizzata da molti ritiri, il duo francese si ritrova al secondo e terzo posto alle spalle del battistrada Berger su Ferrari. Le posizioni rimangono invariate fino alla bandiera a scacchi e Bernard ottiene, con il terzo posto finale, il primo e unico podio della sua carriera.

Purtroppo il francese perderà il suo sedile per le ultime due gare del Mondiale a causa dei munifici sponsor portati in dote dal connazionale Lagorce, uscendo così definitivamente dal Circus.

8 GIANNI MORBIDELLI

Il 1995 del pilota italiano in seno al team Footwork-Arrows si potrebbe riassumere con la parola part-time. Infatti, nonostante Gianni sia l’unico in grado di tirare fuori qualcosa di buono dalla recalcitrante vettura anglo-giapponese, viene sacrificato a metà stagione per fare spazio a Max Papis e ai dollari che porta in dote.

Terminata dopo 7 GP l’incolore parentesi Papis, il pilota umbro può finalmente tornare al volante della sua Footwork in vista delle ultime tre gare. E proprio in occasione dell’ultima gara della stagione, il GP di Australia sul circuito cittadino di Adelaide, il buon Gianni fa un mezzo miracolo: porta a podio la sua tutt’altro che irresistibile vettura.

Approfittando di una gara caratterizzata da diversi ritiri, l’italiano si tiene lontano dai guai e centra un insperato terzo posto alle spalle di Hill su Williams e Panis su Ligier. E poco importa che il pesarese sia arrivato a 2 giri dal vincitore. Per una volta, anche nel circus, il detto secondo cui chi va piano è sano e va’ lontano trova una sua applicazione.

Il podio di Adelaide resterà l’unico della carriera di Morbidelli in F1. Nel 1996  perderà il suo posto in seno al team Arrows, a causa dei dollari portati in dote dal “talentuosissimo” Ricardo Rosset.

7 NICOLA LARINI

L’unico podio del toscano in F1 giunge alla fine di uno dei week-end più tragici della storia della F1: quello di Imola 1994. Nell’ormai tristemente noto “week-end nero”, Nicola disputa la sua migliore gara nel circus.

Il triste podio di Imola 1994

Chiamato dalla Ferrari a sostituire l’infortunato Alesi, l’italiano disputa una gara magistrale e conclude al secondo posto alle spalle dell’imprendibile Benetton di Schumacher e davanti alla McLaren di Hakkinen. In molti sono felici per Larini, ma nessuno ha voglia di festeggiare in un clima surreale e appesantito dai lutti e troppi incidenti che hanno caratterizzato il fine settimana imolese. Un podio che passerà definitivamente in secondo piano quando, in serata, giungerà la conferma della morte di Senna, che renderà secondari tutti i risultati del GP.

6 J.J. LEHTO

Sempre a Imola, ma questa volta nel 1991, un altro pilota ottiene il primo e unico podio della sua carriera: Lehto.
Il finlandese si qualifica sedicesimo con la sua Dallara-Judd portata in pista dalla Scuderia Italia. Poi, in gara, approfitta della pioggia e della pista bagnata risale posizioni mentre gli altri piloti intorno a lui “naufragano”. A fine gara un estatico ed esterrefatto Lehto si ritrova sul podio in compagnia degli alfieri della McLaren Senna e Berger, a festeggiare un terzo posto che solo qualche ora prima sembrava impensabile. Tra parentesi, i 4 punti ottenuti a Imola resteranno gli unici conquistati da Lehto nel corso del 1991.

5 ROBERTO MORENO & AGURI SUZUKI

Sì, avete letto bene. Si tratta di una doppia entry. Perchè il GP del Giappone del 1990 è il teatro dell’unico podio in carriera per il brasiliano e il giapponese.

Nella gara resa famosa dall’ennesimo incidente tra Prost e Senna in quel di Suzuka, e dalla prima vittoria in Benetton di Piquet, i nostri improbabili eroi diventano i protagonisti di uno dei podi meno preventivabili della storia della F1.

Moreno, trascorre una carriera a fondo gruppo a cercare di qualificare vetture scadenti per conto di team che definire di dilettanti sarebbe quasi un complimento. Poi però, si ritrova tra le mani l’occasione della vita quando viene chiamato dalla Benetton per sostituire lo sfortunato Nannini, ferito in un incidente elicotteristico. Nonostante abbia percorso pochi km al volante della B190, il buon “Pupo” si qualifica al nono posto. In gara, grazie a una condotta accorta e regolare, si ritrova a festeggiare con l’amico Piquet un inaspettato podio e la prima doppietta della storia per la Benetton.

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l’impronosticabile podio di Suzuka 1990, fonte XPB Images

Suzuki, invece, vive un fine settimana che definire da sogno appare riduttivo. Sulla pista di casa il nipponico si qualifica in top 10 e in gara, approfittando di qualche ritiro e mettendo in mostra un gran passo, si ritrova terzo.
E’ il primo giapponese che riesce a salire su un podio di F1, e per di più a Suzuka, il che manda doppiamente in estasi l’incontenibile pubblico di casa che intona cori assordanti per il buon Aguri.

Suzuka 1990 rappresenta inoltre la prima e unica volta sul podio per la vettura e il motore che hanno permesso ad Aguri di ottenere tale risultato: stiamo parlando della Larrousse e del V12 Lamborghini.

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4 MAURICIO GUGELMIN

Le cinque stagioni trascorse dal brasiliano nel Circus si possono riassumere tramite tre highlights:

  • L’essere stato, insieme a Ivan Capelli e Adrian Newey, tra i protagonisti dell’epopea Leyton House;
  • La celeberrima foto che ritrae la sua vettura spiccare letteralmente il volo alla partenza del GP di Francia 1989 e ribaltarsi, lasciandolo incredibilmente illeso;
  • E, infine, l’incredibile podio ottenuto nel GP del Brasile 1989 disputato sul tracciato di Jacaperagua.
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Gugelmin terzo in casa propria, fonte F1 World

La gara, passata alla storia per essere stato il teatro della prima vittoria in Ferrari di Mansell e la prima ottenuta da una vettura dotata del cambio semi-automatico con paddle shifts, rappresenta anche l’unica occasione in cui il pilota verdeoro è riuscito ad artigliare un podio. Infatti, pur disputando il GP con la vettura dell’anno precedente, il buon Mauricio conduce una gara audace scalando le classifiche anche approfittando di qualche ritiro. Conclude al terzo posto dietro a Mansell e Prost. Gugelmin darà così un po’ gioia alla torcida brasiliana, vistele gare incolori di Senna e Piquet.

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3 NELSINHO PIQUET

Quando si parla del pilota brasiliano tutti immediatamente pensano al fattaccio del crashgate del GP di Singapore 2008. Ma in realtà, in pochi si ricordano che in quella stagione il figlio di Nelson ha pur sempre ottenuto un podio. L’unico della sua breve carriera nella massima serie.

Al GP di Germania del 2008, approfittando di una Safety car e di un pit-stop capitato a fagiolo, il brasiliano, dopo 3/4 di gara trascorsi nelle retrovie si ritrova, probabilmente senza sapere neanche come e perchè, in testa alla gara. Alla fine concluderà ottimo secondo dietro Hamilton su McLaren e davanti al connazionale Massa su Ferrari. Caccia via.

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Piquet, Hamilton e Massa sul podio, fonte Sky Sports F1

2 TIAGO MONTEIRO

Il portoghese è probabilmente l’unico, che ad anni di distanza, può ripensare al GP-farsa di Indy del 2005 senza provare un moto d’imbarazzo.
Nella gara disertata in massa dai team gommati Michelin a causa di preoccupazioni riguardanti la sicurezza degli pneumatici francesi, va in scena una delle peggiori figuracce della storia del Mondiale. A disputare la gara restano infatti solo i tre team gommati Bridgestone: Ferrari, Minardi e Jordan.

Come prevedibile, le Ferrari di Schumacher e Barrichello si involano verso una imbarazzante doppietta. Dietro di loro però si scatena una bella bagarre per il terzo posto tra i piloti della squadra irlandese e quelli del team faentino.

l’incontenibile gioia di Tiago Monteiro, fonte Motorsport.com

Alla fine, a spuntarla è proprio Monteiro che sul traguardo precede il compagno Karthikeyan, Albers e Friesacher.
Il portoghese sul podio festeggia come se avesse vinto, consapevole che in condizioni normali la sua vettura non gli avrebbe mai permesso di ottenere un risultato del genere.

E mentre i piloti della Rossa scappano sommersi dai fischi del pubblico, il buon Tiago si abbandona ai festeggiamenti col suo team. Nonostante tutto, si tratta pur sempre di un podio, no?

MENZIONI ONOREVOLI

Prima di scoprire chi è il nostro top of the flops è opportuno spendere due parole per altri improbabili eroi che , a differenza di Hulk, hanno ottenuto un podio iridato.

Come dimenticarsi del podio al debutto in F1 di Kevin Magnussen. Nella prima gara dell’era turbo ibrida, in Australia nel 2014, il danese centra un incredibile secondo posto con la sua McLaren dietro alla Mercedes di Nico Rosberg.

Sempre ad Albert Park, ma nel 2011, Vitaly Petrov centra un incredibile terzo posto con la Renault alle spalle di Vettel su Red Bull e Hamilton su McLaren, divenendo così il primo russo a salire su un podio di F1.

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Magnussen a podio al debutto in F1, fonte Gazzetta dello sport

E come non citare il terzo posto di Takuma Sato con la BAR a Indy nel 2004, o quello di Kamui Kobayashi con la Sauber a Suzuka nel 2012, o, ancora, l’inaspettato secondo posto ottenuto da Pedro De La Rosa a Budapest nel 2006 con la Mclaren?

Bowie in fondo diceva: “We could be heroes just for one day”. Dico bene? Ma bando alle ciance e scopriamo il nostro vincitore. Anzi, i nostri vincitori…

1 VITTORIO BRAMBILLA & PASTOR MALDONADO

Che cosa hanno in comune il brianzolo e il venezuelano? Entrambi hanno ottenuto un unico podio in carriera, ma quell’unico podio è stato ottenuto in circostanze particolari.

Contemporaneamente al loro unico podio, hanno festeggiato l’unica vittoria in Formula 1, rispettivamente in Austria nel 1975 con la March e a Barcellona nel 2012 con la Williams. Entrambi rinomati per essere aggressivi e incostanti, Pastor e Vittorio hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato. Senza dubbio, nell’unica occasione in cui sono riusciti a mettere un freno alla loro impulsività, hanno vissuto un’emozione unica, toccando per un pomeriggio, il cielo con un dito.

Bartolomeo Cianciolo

 

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