Sid Watkins, il medico eroe dei piloti di Formula 1

Sid Watkins è stato il medico-eroe che per trenta anni ha contribuito a rendere la Formula 1 uno sport sempre più sicuro.

In collaborazione con F1ingenerale.com, questa settimana approfondiremo temi legati alla sicurezza stradale, un argomento sempre attuale che ci sta particolarmente a cuore.

Sid Watkins formula 1

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Sidney Watkins nel paddock della Formula 1 – Foto: SFC Riga

Gli studi giovanili e le esperienze nei circuiti

Sidney Watkins è nato nel 1928 a Liverpool, dove la sua famiglia si era trasferita in seguito alla crisi economica degli anni ’20. Dopo aver speso la sua adolescenza a lavorare nell’officina di famiglia, si è laureato in medicina studiando in particolare gli effetti dello stress sul fisico e sulla mente.
Dopo la laurea ha trascorso quattro anni come medico dell’Esercito della Corona in Africa occidentale, dove ha maturato le prime esperienze nel mondo delle corse offroad. Tornato;a casa, si specializzò in neurologia ed iniziò a lavorare come medico a Brands Hatch e Watkins Glen.
Relativamente alle condizioni di sicurezza della pista inglese di Brands Hatch, Watkins in seguito raccontò di una piccola sala situata sotto le tribune adibita a centro medico, dotata di una sola bombola di ossigeno e senza personale specializzato. sid watkins formula 1

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La chiamata di Ecclestone

Nel maggio 1978 Watkins lavorava stabilmente come neurologo al Royal Hospital di Londra, affiancando saltuariamente all’impiego ordinario l’esperienza di medico di gara. Grazie all’esperienza conseguita in questo campo, Bernie Ecclestone (all’epoca CEO della FOCA – Formula One Constructors Association) gli propose il ruolo di medico di gara e di responsabile della sicurezza dei GP del Circus.
Il compenso era esiguo, date le 35.000 sterline e le trasferte a suo carico, ma le responsabilità non erano altrettanto poche. Ecclestone aveva difatti deciso di affidargli il potere di veto sulla disputa dei Gran Premi, nel caso in cui avesse reputato le condizioni di sicurezza dei weekend di gara insufficienti.

La sua figura non venne però accolta con benevolenza dai direttori di gara, i quali lo giudicarono inutilmente esigente. Un primo disguido si creò nel Gran Premio di Germania del 1978 quando Watkins fu costretto, date le condizioni di sicurezza del tracciato insufficienti, ad utilizzare per la prima volta il potere di veto.
A quel punto gli organizzatori accontentarono il medico, ed a seguito delle sue critiche costruirono;un centro medico nuovo per l’anno successivo. Presto, molti altri organizzatori seguirono l’esempio;dei loro colleghi tedeschi.
Grazie a Sid, l’idea di una Formula 1 più sicura poteva diventare realtà.

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Un chiaro esempio di quanta strada avesse ancora da fare la sicurezza in Formula 1 si verificò nel funesto Gran Premio d’Italia dello stesso anno. I carabinieri e la folla impedirono a Watkins di soccorrere Ronnie Peterson, coinvolto nell’incidente al via. Il pilota svedese spirò il giorno dopo in ospedale.

Dopo questo episodio, Watkins chiese a Ecclestone una vettura equipaggiata con strumenti di primo soccorso. Inoltre, auspicò la presenza di un anestetista a bordo che seguisse i piloti nel corso del primo giro, così modo da poter essere operativo fin dalle primissime fasi di gara. Fu la genesi della Medical Car, ancora;oggi ben visibile sul fondo dello schieramento nella fase;di partenza.

Il tragico 1982

Nel maggio del 1982, durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio, Gilles Villeneuve urtò violentemente la March di Jochen Mass. La Ferrari di Gilles venne sbalzata in aria, compiendo due rotazioni ed imputandosi sul prato al lato della pista. La macchina si fermò al centro della pista mentre il pilota venne sbalzato fuori dall’abitacolo, urtando una rete metallica a bordo pista.

Appena arrivato Sid Watkins si assicurò che il pilota continuasse a respirare e lo preparò per il trasporto in ospedale, dove fu raggiunto dalla moglie Joanna. Arrivati all’ospedale Il dottor De Looz sottopose il pilota ad alcuni esami, che nonostante il repentino intervento di Sid, evidenziarono una grave frattura al tronco encefalico con gravi danni al midollo. Accolti i pareri dei medici, Joanna Villeneuve diede l’autorizzazione a staccare le macchine che tenevano in vita il marito.

L’incidente di Riccardo Paletti

Un mese dopo, al Gran Premio del Canada, il polesitter Didier Pironi ebbe problemi al motore e rimase fermo sulla sua piazzola venendo evitato da quasi tutti i piloti, ma non da Riccardo Paletti. Il pilota italiano era partito ventitreesimo, e procedeva ad oltre 160 chilometri orari. Nell’impatto il pilota riportò molteplici fratture alle gambe, e rimase intrappolato nella scocca della sua Osella ormai distrutta. L’intervento di Watkins e del suo staff fu immediato.

Purtroppo la situazione si presentò subito drammatica. Paletti era intrappolato tra i rottami della vettura, che nel frattempo si era incendiata. Le fiamme investirono il medico, che riportò gravi ustioni alle mani. I soccorritori tagliarono i resti della vettura con una motosega, ma Paletti non riuscì a sopravvivere all’incidente. sid watkins formula 1

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Riccardo Paletti in azione sulla sua Osella – Photo: Philip Kozloff

Imola ’89 e due fondamentali interventi

Al secondo giro del Gran Premio di San Marino, sul bellissimo ma pericolosissimo circuito Enzo e Dino Ferrari di Imola, l’alettone anteriore della Ferrari di Gerhard Berger cedette alla curva del Tamburello e impattò sul muro ad oltre 200 Km/h. Il serbatoio della sua Ferrari prese fuoco e fu solo grazie all’intervento dei leoni della Cea che il personale medico riuscì ad estrarre il pilota austriaco in tempi brevi.

Lo staff medico, capitanato da Sid, arrivò sul posto dopo 27 secondi e lo stesso medico inglese fu impregnato della benzina che continuava a sgorgare dalla Rossa di Berger, esponendolo cosi al rischio di riportare ustioni. Lo stesso Berger ricorda come dopo aver ripreso i sensi vide Sid impegnato ad intubarlo. Il pilota riportò gravi ustioni alle mani e la rottura di una costola, nonostante le immagini avessero lasciato presagire qualcosa di molto peggio.

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Fare il medico di gara vuol dire saper fare diagnosi immediate ed avere mano ferma, e Watkins dimostrò di avere questi requisiti il 28 settembre del 1990 al circuito di Jerez, in Spagna. Durante le prove del venerdì Martin Donnelly uscì di pista a 270 km/h, disintegrando l’avantreno della sua vettura (una Lotus 102, spinta dal V12 Lamborghini) e venendo sbalzato fuori dall’abitacolo con il sedile ancora attaccato. Watkins, precipitatosi sul posto, notò come il volto di Donnelly fosse diventato blu per la mancanza di ossigeno. Decise quindi di praticargli una tracheotomia d’urgenza prima di trasportarlo in ospedale e indurlo in coma farmacologico.

Cinque anni dopo avrebbe fatto una tracheotomia (che consiste nel praticare una piccola incisione nel collo del paziente affinché il corpo continui a ricevere ossigeno) anche a Mika Hakkinen, il quale ebbe un grave incidente sul circuito cittadino di Adelaide. Watkins comunicò in seguito che quello era stato l’intervento più soddisfacente della sua carriera. sid watkins formula 1

L’amicizia con Senna

Ayrton Senna e Sid Watkins avevano coltivato negli anni una vera e propria amicizia. Senna era solito informarsi sui trucchi del mestiere e sulle procedure di soccorso di Sid.

Fu nelle prequalifiche del Gran Premio del Belgio del 1992 che Ayrton impiegò i trucchi del mestiere impartiti da Sid. In quell’occasione Erik Comas ebbe un brutto incidente sul rettilineo del Kemmel. Senna, che sopraggiungeva in quel momento, si fermò immediatamente per andare a soccorrere il collega. Seguendo le indicazioni del medico Senna tenne in trazione il collo di Comas fino all’arrivo dei soccorsi, evitando delle serie conseguenze.

Ayrton Senna e Sid Watkins a colloquio dopo l’incidente di Ratzenberger

Imola ’94

Il 30 Aprile del 1994, sul circuito di Imola, il pilota austriaco Roland Ratzenberger ebbe un grave incidente alla curva Villeneuve causato dal cedimento dell’ala anteriore, decedendo poco dopo nei reparti dell’ospedale maggiore di Bologna. Senna rimase molto scosso dall’incidente, e decise subito di parlarne con il suo amico SidAnni dopo, quest’ultimo disse in un’intervista di avere il rimpianto di non aver insistito nel chiedere ad Ayrton di non correre.

Il giorno dopo si verificò l’episodio che nessuno avrebbe mai immaginato. Accorso alla curva del Tamburello subito dopo l’incidente di Senna, Watkins si rese subito conto della gravità della situazione, ed oltre a seguire tutte le procedure richiese l’intervento dell’elicottero di soccorso direttamente in pista. Purtroppo ogni tentativo di salvare il brasiliano fu inutile e il 1 Maggio del 1994 Ayrton Senna morì, creando un vuoto enorme nel mondo della Formula 1. Watkins racconterà in seguito di aver percepito lo spirito dell’amico andarsene.

Gli ultimi anni e la sua eredità

A partire dal 1994, Watkins fu nominato presidente di diverse associazioni che si occupavano di sicurezza in pista, mentre continuava a lavorare a nuovi sistemi di sicurezza.

In seguito ai tragici eventi del ’94 e ad alcune ricerche eseguite su un telaio donato dalla McLaren, la Commissione per la Sicurezza notò una generale debolezza dello chassis anche a velocità relativamente basse, rendendo quindi necessaria la ricerca di materiali più resistenti. Altre modifiche riguardarono l’abitacolo: vennero innalzati i bordi laterali e introdotto il guscio removibile in schiuma. Inoltre, le procedure di soccorso vennero ottimizzate e i soccorritori vennero distribuiti lungo il tracciato, pronti ad intervenire velocemente.

Anche i circuiti vennero modificati. Furono posizionati muri di gomme e nuove barriere protettive, finalizzate a ridurre le velocità di impatto con le barriere e ad assorbirne gradualmente l’energia cinetica. Vennero inoltre realizzate alcune chicane posticce, al fine di ridurre altamente le velocità di percorrenza nei punti più veloci dei tracciati.

Una chicane improvvisata rallenta i piloti alla curva Eau Rouge-Radillion, 1994

L’ultima innovazione voluta da Sid entrò in servizio nel 2002: l’HANS (Head And Neck Support). Il sistema, già utilizzato in forma sperimentale dal 1996, è formato da due lacci legati sia al casco che ad un collare a forma di ferro di cavallo, il quale poggia sulle spalle dei piloti. Questo semplice sistema di sicurezza riduce dell’80% il carico sul collo esercitato dalle varie forze che agiscono sul pilota, evitandone così la rottura in caso di gravi impatti.

Sid Watkins si ritirò da ogni ruolo operativo nel 2005. Al termine della sua carriera riuscì nell’impresa di far crollare la percentuale di infortuni a meno dello 0,3%.
 è bello pensare che, nonostante lui sia scomparso nel 2012, ciò che ha fatto per rendere più sicuro la Formula 1 e il motorsport in generale rimarrà finché le corse automobilistiche avranno vita.


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